LE COSE DI DON BOSCO
B.F.
Le panche di Mornese
Siamo le panche della chiesa di Mornese, un grazioso villaggio sulle colline del Monferrato. Qui l'aria sa di buon vino e profuma di piatti prelibati. Perfino in chiesa si sentono.
Noi panche di riserva veniamo impiegate solo quando arriva più gente del solito.
Accadde nel 1864, quando don Bosco arrivò con i suoi ragazzi, durante le passeggiate autunnali che organizzava partendo da Torino e facendo tappa nei paesini delle colline della sua terra.
Siamo fatte di buon legno e quel ricordo è più vivo che mai nei nostri vecchi nodi stagionati.
È già notte. La gente va incontro ai ragazzi. La banda suona, molti s'inginocchiano al passaggio di don Bosco chiedendo la benedizione. I giovani e la gente entrano in chiesa, c'è una piccola celebrazione, quindi tutti a cena.
Dopo, incoraggiati dagli applausi, i ragazzi di don Bosco danno un breve concerto di marce e musica allegra. In prima fila c'è Maria Mazzarello, 27 anni, che in piemontese si dice Maìn. Al termine, don Bosco dice poche parole: «Siamo tutti stanchi, e i miei ragazzi hanno voglia di fare una bella dormita. Domani però ci parleremo più a lungo».
Don Bosco a Mornese si ferma cinque giorni. Maria ogni sera riesce ad ascoltare la «buona notte» che dà ai suoi giovani. Scavalca le panchette per arrivare più vicino a quell'uomo.
Le comari del paese scuotono la testa e brontolano: «Questo non va bene!» Quella ragazzona in mezzo ai ragazzini, ma chi l'ha mai visto? Qualcuno la rimprovera di questo come di un gesto sconveniente.
E lei risponde: «Don Bosco è un santo, io lo sento».
Mi viene la pelle d'oca (strano per una panca di legno) quando ripenso a quelle parole.
È molto di più di una semplice sensazione. A quante donne cambierà la vita? Basta un movimento, un semplice movimento di quelli che compiono i bambini quando si slanciano in avanti con tutte le loro forze, senza timore di cadere o di morire, dimentichi del peso del mondo.
Giovanni e Maria Domenica amano dello stesso amore, sono fatti per intendersi, nutriti dalle stesse colline. Due contadini dell'assoluto. Una cosa era chiara: quei due si capirono al volo.
Maìn e le sue amiche si vestirono da suore, ma stavano bene anche prima. E cambiò il mondo. Nel giro di poco cominciarono ad arrivare ragazze e ragazzi da tutte le parti.
Sentivamo racconti di spedizioni in terre lontane, di scuole che sorgevano come funghi, di santi, di congregazioni.
Noi eravamo le uniche a conoscere il segreto. Tutto era avvenuto perché due santi si erano semplicemente guardati negli occhi.