I NOSTRI SANTI
a cura di Enrico dal Covolo
SOLLEVATA DALL’ANGUSTIA
Ho subito un intervento chirurgico al cervello, per tumore benigno, dopo essere
stata ricoverata in ospedale per tre mesi. Durante la degenza, il mio pensiero
era per mio figlio Giuseppe, non sposato, che vive con me. Ho altri due figli:
uno ingegnere, l’altro avvocato. Ormai prossima a essere dimessa dall’ospedale,
pensavo: ”Come farò, appena tornata a casa, se non ho un aiuto domestico?”. Con
questa preoccupazione mi sono rivolta a Mamma Margherita, che essendo
madre di san Giovanni Bosco - di cui sono molto devota - mi avrebbe aiutato.
Una mattina, mentre ero in corridoio, fui avvicinata da una donna addetta
alle pulizie, la quale mi chiese con bel garbo se avevo bisogno di un aiuto
casalingo, poiché la sua sorella rumena era in cerca di lavoro. Immediatamente
mi venne spontanea un’esclamazione di felice sorpresa che non potei trattenere
(se ne accorsero meravigliati alcuni degenti, che si volsero verso di me):
“Grazie, Mamma Margherita e san Giovanni Bosco!”. Ora quella persona lavora a
casa mia e mi è di grande aiuto.
Prunotto Gemma, Alba CN
IL SEME INVISIBILE
T. Namprahat, un operaio che lavora da 13 anni nella scuola di Pra Me Mari a
Bangkok, opera dell’Istituto fondato da don Carlo Della Torre, il 25
marzo 2000 è stato ricoverato all’ospedale a causa di difficoltà respiratorie.
Addormentatosi mentre stava masticando semi di frutta, si sentì improvvisamente
mancare il respiro. Esaminato parecchie volte dai dottori con i raggi X, non
gli fu trovato nulla. Intanto venne a visitarlo una suora dell’Istituto fondato
da don Della Torre e gli raccomandò di chiedere l’aiuto del Servo di Dio.
Lo fece con devozione, poi si addormentò. Non molto tempo dopo, si svegliò a
causa di forti colpi di tosse che gli fecero eruttare sangue dalla gola. Dopo
attento esame, il dottore riscontrò che tra il sangue versato sul pavimento
c’era un seme. Sorpreso e perplesso, dichiarò che si trattava di una cosa
straordinaria, perché questo seme non era apparso ai raggi X. Praticata
un’altra radiografia e non riscontrando nulla di anormale, il dottore dimise
dall’ospedale il paziente.
T. Namprahat, Bangkok (Thailandia)
FRECCIA NELL’OCCHIO
Tolojanahary Eric Aliocha, 10 anni di età, era degente all’ospedale civile di
Mahajanga (Madagascar). Colpito all’occhio da una freccia, non poteva vedere
nulla. Vicino al suo letto c’era Fanamby, un bimbo di 6 anni, con un tumore
alla cavità dell’occhio sinistro. Era assistito solo dal nonno, poiché la
mamma, era impegnata ad allattare un piccolo di 7 mesi. Non potendo il nonno
pagare i medici, ma solo la degenza e l’ospedale, questi non si erano
curati del bimbo. Allora la signora Razanamahefa Haingo Lalao Lylvie Hélèna, di
33 anni, mamma di Eric Aliocha, ha cominciato a interessarsi di Fanamby,
parlandone con la direttrice di una comunità di suore Figlie di Maria
Ausiliatrice, presso la cui scuola lei lavora. Eric Aliocha sta facendo
delle cure chemioterapiche in un ospedale della capitale. Scongiurata
l’operazione, cioè l’asportazione dell’occhio, tante persone ora sono state
interessate a pregare Don Bosco per Fanamby, sostenute dalla stessa fiducia che
nutre mamma Haingo: “Penso che il Signore abbia permesso che mio figlio venisse
ferito e ricoverato all’ospedale, perché il piccolo Fanamby guarisca dal suo
tumore”. La fede di questa mamma è già stata premiata, come lei stessa ha
dichiarato e sottoscritto: “Testimonio che un occhio di mio figlio Tolojanahary
Eric Aliocha, che era stato colpito da una freccia e che non poteva vedere
niente, è ora guarito, grazie alla mia preghiera a Don Bosco e a Maria
Ausiliatrice dei cristiani e alla benedizione di Dio. Egli sta ancora
continuando il trattamento. Sia benedetto Dio solo”.
Haingo Hélèna, Mahajanga (Madagascar)
NON AVER PAURA
Tuoim N. il 31 marzo 2000, a Bangkok, stava lavorando intorno alla statua
di don Carlo Della Torre, situata davanti alla Casa Madre dell’istituto
fondato da questo stesso sacerdote. All’improvviso si sentì girare la testa e
un gran calore in corpo. Soffrendo di disturbi al cuore, il suo dottore gli
aveva consigliato di tenere sempre con sé delle pastiglie da mettere,
all’occorrenza, sotto la lingua. Per sfortuna quel giorno s’era dimenticato di
portarle con sé. Mentre cercava di chiedere aiuto a un operaio che lavorava
vicino a lui, svenne. Qualche tempo dopo si svegliò nella camera dell’ospedale.
Il dottore gli disse che dall’esame praticatogli risultava bloccato qualche
capillare sanguigno del cervello. Di conseguenza erano paralizzati gli
arti della parte sinistra del corpo. Mentre era ricoverato in ospedale,
quest’uomo sognò di vedere Don Carlo Della Torre vicino al suo letto, vestito
di nero, con in mano la foglia di un albero (della cui specie non aveva la
minima idea) che gli diceva: “Non aver paura; mangia questa foglia, e fra due o
tre giorni sarai guarito”. Egli, sempre in sogno, mangiò quella foglia, mentre
il sacerdote si avviava lentamente verso la porta della camera. Proprio in quel
momento si svegliò. Trascorsi tre giorni da quel sogno riuscì a muovere mani e
piedi autonomamente, senza l’aiuto di nessuno. Ciò sorprese gli infermieri che
gli chiesero come riuscisse da solo. Rispose semplicemente che neppure lui lo
sapeva. Il quarto giorno si sentì quasi guarito e il quinto si sentì del
tutto a posto. Il dottore gli raccomandò di restare in ospedale qualche giorno
in più, ma egli rifiutò, dicendo che si sentiva benissimo. Allora il dottore lo
lasciò fare, mentre gli assicurava che la sua guarigione era un fatto
straordinario dal punto di vista medico. Restava inoltre il fatto che se fosse
giunto in ospedale 10 minuti dopo, avrebbe certamente messo a rischio la sua
vita.
Tuoim N., Bangkok
GRAVIDANZA COMPLICATA
Mi chiamo Valeria: nel 1998 ho avuto un bellissimo bambino di nome Paolo, che ha
sempre desiderato la compagnia di un fratellino o di una sorellina. Purtroppo
il 24 maggio la gravidanza tanto attesa e desiderata terminò con un aborto
interno. Fui colta quasi dalla disperazione, ma il Signore non mi ha mai
abbandonato. Mi confortò tramite le suore F.M.A., che mi parlarono del
particolare patrocinio di san Domenico Savio verso le mamme in attesa.
Mi diedero l’abitino e il libricino per la novena. Ho subito iniziato a pregare
e nel mese di marzo 2005 ho avuto una nuova gravidanza, che si è subito
presentata complicata: minacce di aborto, problemi alla tiroide, diabete
gravidico… Tuttavia la gravidanza si è conclusa felicemente con la nascita di
Marta il 13 dicembre 2005. Non ho mai smesso di recitare la preghiera della
mamma in attesa, sia per me, sia per le future mamme. Alla mia preghiera si è
aggiunta quella di tutte le suore che mi hanno quotidianamente incoraggiata.
Liberti Valeria, Roma