MISSIONI
di Rino Pistellato
Una nazione che ha riconquistato la propria indipendenza nel
1990, dopo il periodo sovietico.
UCRAINA TERRA DI SPERANZA
I salesiani in Ucraina sono “sbarcati” la prima volta nel 1936. Ci restarono per
una decina d’anni, finché il regime non li cacciò. Sono poi tornati negli anni
Novanta, dopo la caduta dei rossi e oggi gestiscono sette presenze. Alcune
vicende che riguardano i figli di Don Bosco in Ucraina.
Era difficile nasconderla, farla sparire nel nulla, anche perché era una
costruzione di notevoli dimensioni. Eppure il regime sovietico сercò di
sottrarla, almeno in parte, agli occhi della gente, mediante una barriera di
folta vegetazione. Accanto a essa scorre una via molto frequentata in direzione
Est della città, zona periferica. Si tratta della chiesa dedicata alla Madonna
venerata dalla tradizione orientale con il titolo di Pokrova,
corrispondente per noi ad Ausiliatrice.
Fatta costruire tra il 1934-38 dall’Arcivescovo di Leopoli (Lviv), fu affidata
ai salesiani polacchi di rito latino, che la ressero fino al 1946. Intanto gli
avvenimenti bellici registrarono nel 1944 la ritirata delle truppe tedesche dal
territorio ucraino e la ripresa delle zone occupate da parte dell’armata russa.
A ricordo della vittoria sul fascismo, davanti alla chiesa venne collocato come
trofeo il carro armato sovietico che per primo entrò nella città di Leopoli. Vi
rimase fino al 1996.
I LIBRI DEL PARTITO
Tornando alla nostra chiesa, con la rioccupazione da parte di Mosca, il suo
destino era segnato: fu requisita, trasformata in deposito di libri del partito
che da qui venivano smistati in tutta la regione. In seguito al crollo del
regime (1989), il salesiano don Basilio Sapelak, che lavorava il quel periodo
con gli ucraini emigrati in Argentina, ritornato nel 1990 provvisoriamente a
Leopoli, chiese all’Arcivescovo di intervenire presso le autorità competenti
per ottenere la chiesa, nei cui sotterranei, a partire da quell’anno, qualche
sacerdote della città aveva ripreso a celebrare ogni domenica. Nel maggio 1991
un decreto ordinava la restituzione all’autorità religiosa e l’immediato
trasferimento degli occupanti in altro luogo.
24 agosto 1991: arriva definitivamente don Basilio Sapelak per prendere possesso
della chiesa, affidata dal Rettor Maggiore don Egidio Viganò ai salesiani
ucraini di rito greco cattolico.
Non erano finite del tutto le difficoltà; infatti i libri del partito restavano
ancora al loro posto e le promesse di trasloco venivano continuamente
procrastinate. Stava avvicinandosi una data importante: 14 ottobre, festa
patronale. Alcuni fedeli, spazientiti e desiderosi di solennizzare la
ricorrenza, entrarono di forza, rimossero pacchi, scaffali, cataste di libri:
si poteva così entrare in chiesa.
SI RIPARTE
14 ottobre 1991: il Vescovo ausiliare benedice le mura, l’altare provvisorio,
circondato da sacerdoti, monaci basiliani, studiti, redentoristi e fedeli in
quantità, la maggior parte dei quali ammassati fuori della chiesa. Nel ’92
iniziano i lavori di ricostruzione, terminati nel ’95, anno in cui la chiesa è
riconsacrata durante una celebrazione che fu vera apoteosi del sacro, nella
tipica atmosfera della religiosità orientale, tra spire d’incenso e armonie di
struggente dolcezza: è un tripudio di fiori e festoni. I convenuti portano sul
vestito una coccarda, i passanti si fermano ad accendere una candela. Una festa
che si porta dietro le sofferenze e il sangue dei martiri della repressione
bolscevica.
Per i salesiani di rito greco cattolico questa chiesa è come il cuore mariano
della loro presenza in Ucraina e centro di irradiazione nel vasto territorio
che ha una superficie doppia rispetto all’Italia.
Questa terra sta proseguendo nel suo cammino di ricostruzione a più voci, in una
pluralità di orientamenti che si fanno lentamente luce dopo l’oscura uniformità
del regime, dopo le truffe dell’ideologia e della gestione dispotica degli
oligarchi post-sovietici.
Il lavoro principale è senz’altro quello educativo. “I giovani sono come le
rondini, vanno verso la primavera”, diceva un santo laico dei nostri giorni
impegnato nella cultura e nella politica.
I salesiani di Ucraina stanno vivendo con i giovani questa migrazione verso la
primavera, impegnati sul fronte dell’animazione negli oratori, nei centri
giovanili, nella scuola e in quello non meno importante dell’orientamento
vocazionale. In poco tempo sono già otto le presenze, con l’obiettivo di
spingersi sempre più verso l’est del paese, in gran parte ateo. Lì già opera
con eroica testimonianza e grande cuore missionario, l’anziano vescovo
salesiano emerito, monsignor Andrij Sapelak, vero pioniere e battistrada in
attesa dell’arrivo di confratelli.
IL FUTURO
L’estate scorsa il rettor maggiore don Pascual Chávez ha visitato, benedetto e
incoraggiato il lavoro dei 43 salesiani che già operano sul territorio della
nazione.
Ho iniziato raccontando la vicenda della nostra chiesa: chiesa che rinasce è per
noi segno dell’uomo che rinasce sotto il patrocinio della nostra Pokrova-Ausiliatrice.
Sono stato di recente a un concerto di ragazzi cantori: è stato ammirevole per
la suggestione delle voci dal biancore supremo di cristallo e per quegli acuti
simili a guglie dorate di suono. Bastava chiudere gli occhi ed era subito un
angelo che splendeva. Capolavoro dell’educazione, l’arte per eccellenza, che fa
fiorire la vita in tutte le sue qualità più belle. Proprio quello che faceva e
vuole fare qui da noi in Ucraina Don Bosco, quel grande profeta di speranza
educativa.